4. Scrittura Accademica: la storia del mastering
Questa volta vi parlerò di una storia un po’ diversa.
Si tratta della storia del mastering, attività che nel corso degli anni ha
cambiato il suo scopo, ma che rimane tutt’ora decisamente affascinante.
Alcuni di voi sapranno già cosa vi sto per raccontare,
altri invece no. Vi farò quindi un breve riassunto del contenuto del testo che
ho scritto in occasione di un esame a riguardo dell’argomento.
Il mastering nasce con l’avvento dei supporti su cui
trasferire la musica dopo essere stata registrata. Il primo supporto di
divulgazione di massa della musica è stato, agli inizi del 1900, il 78 giri in
gommalacca. Questo fu lo standard fino al 1948 con l’introduzione del disco in
vinile. I primi mastering engineers erano proprio coloro che si occupavano di
produrre questi dischi. Con il passare del tempo però ci si rese conto che
l’audio poteva e andava ottimizzato perché questi supporti rendessero al
massimo.
I dischi in vinile infatti presentavano dei limiti
fisici: il solco inciso dove sarebbe dovuta scorrere la puntina non poteva
avere dimensioni maggiori di un certo limite per evitare che la puntina stessa
uscisse dall’incisione. Da qui nasceva la necessità di ottimizzare le
registrazioni perché tutto funzionasse al meglio durante la riproduzione. L’avvento
delle cassette a nastro e più tardi dei CD cambiarono le necessità di addetti
del settore e del pubblico. Ora i mastering engineers erano diventati chirurghi
incaricati di correggere i mix e di farli suonare più forte rispetto alla
concorrenza.
Queste vicissitudini sono state accompagnate e anche
causate da notevoli innovazioni tecnologiche che vi racconterò nel mio saggio
sul mastering:
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